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Storia di un piccolo pacifista – Anna scrive … Vai al contenuto

Storia di un piccolo pacifista

C'era una volta un paese dove c'era solo guerra e nient'altro.

C'era anche un bambino che voleva sapere il perché di questa guerra, quando lo domandava gli rispondevano:- Siamo sfortunati, ecco perché!- dicevano.

Lui però non ci credeva, così andò dalla persona più saggia che conosceva: la Nonna.

La casa della nonna era fuori dal villaggio, per arrivarci si doveva attraversare una strada arida e brulla, dove sembrava non ci passasse mai nessuno, ma in un certo senso era così: i commercianti prendevano sempre la strada lunga, perché era più sicura.

La capanna era piccola e non aveva la porta come le altre, ma un telo, che un tempo doveva essere stato bianco; il bimbo prima di entrare chiese permesso e una voce accogliente e "vissuta" gli disse di entrare, l'interno aveva le tende tirate, che non facevano penetrare luce, e c'era una poltrona, un fuoco spento e letto di foglie. La nonna disse: - Buongiorno Luciole.

-Salve, nonna.- e nel dirlo il bimbo aprì le tende.

-Qual buon vento ti porta a me?

- Vento di curiosità. Nonna, perché ci sono povertà e guerra?

-Bimbo mio, un tempo, quando io ero piccola, qui c'era una pianura, con fiumi, pieni d'acqua potabile, campi pieni di piante rigogliose...c'era pace!

-Cos'è la PACE?

-È quando animali, piante, uomini e spiriti sono in armonia.

- Vai avanti.

-Eravamo guidati da un re bravo, giusto e comprensivo: Eadala*. Egli aveva una moglie, Aljamal*, e un sei figli, il primo era Makar* . Quando il re morì, salì al trono Makar.

Egli non aveva le buone intenzioni del padre, così combinò guai e chi non obbediva alle sue prepotenze veniva ucciso; lui causò anche diverse guerre non si rendeva conto di ciò che stava facendo al popolo e, come se non bastasse, insegnò ai suoi figli questi metodi, che lo fecero a loro volta con i loro e via dicendo.

-Ma...non si può rimediare?

-Ormai è tardi, mia piccola lucciola- sospirò la nonna.

-Però tu...

-Sì, lo so- lo interruppe la nonna -Io ti ho insegnato a non arrendersi mai, ma ora è tardi, troppo tardi!

-No!- urlò Luciole e, nel dir quello uscì correndo. Mentre correva piangeva e continuava a pensare:- Non è vero!

Arrivò a casa alle 19:00 e si rallegrò nel vedere che lì niente e nessuno era cambiato: il tavolo era al suo posto, il caminetto sempre pulito il divano era sempre azzurro e il mobile del cibo sempre lì, poi attraversò la tenda, che faceva da divisorio e vide che la branda di Joie* era affianco alla sua e la branda della mamma attaccata a .... dov'era la branda del papà ?? Corse nella cucina e anche lì non c'era la sedia del papà! Proprio in quel momento tornò la mamma con Joie a fianco, Luciole chiese dov'erano finite le cose del papà e la madre lo prese in braccio e disse: -Tesoro, il papà è morto 3 anni fa. Ricordi?

-No, non è vero! Cosa è successo alla branda e alla sedia di papà?!- gridò il bimbo

-Amore, le abbiamo vendute per comprare un telefono e del cibo.

Luciole si aggrappò alla madre che lo mise nel suo letto; da lì il bimbo sentiva ciò che stava dicendo la mamma alla sorella:

-Joie, tu sei grande, hai 15 anni, mentre tuo fratello ne ha 6 ed è un po' sensibile e si caccerà nei guai, perciò quando non ci sono badagli. Ok?

-Sì, te lo prometto, non possiamo perdere pure lui.

A cena il bimbo non mangiò, la madre andò vicino a lui e gli chiese cosa le avesse detto la nonna e Luciole le raccontò tutto, alla fine del racconto lei disse:

-Tu hai ragione, si può ancora fare qualcosa.

- Ma, perché allora non lo fanno quel qualcosa?

-Non lo so, amore mio. Dormi ora, è tardi. - così concluse lei.

La mattina Luciole non doveva andare a scuola, era sabato, andò a cercare il vecchio carretto che gli avevano regalato a 4 anni, lo trovò, un po' scassato, ma lo prese comunque e, con i pennarelli di scuola, ci scrisse sopra:PACE☮️! Poi lo portò dentro al cortile comune e ci salì sopra, lì sognò di volare sopra a tutto e fermare la guerra... d'improvviso la mamma gli toccò la spalla e il bimbo si girò e le racconto la sua avventura, la madre alla fine disse:

-Davvero? Pensa se tu potessi farlo veramente!

Da quel momento Luciole pensò tutta la giornata a quella frase pronunciata da sua mamma.

Alla fine del giorno giunse a una conclusione: avrebbe scritto una lettera ai capi dell'esercito e al presidente!

Lo annunciò alla sorella e alla madre, che dissero:

-Le lettere costano. Solo per te ti daremo dei soldi. Intesi?

-Certo!- esultò il piccolo.

Il giorno seguente si mise sul tavolo e cominciò a scrivere:

Caro Presidente, il mio nome è Luciole.

Io ho un desiderio: la PACE!

Volevo chiederle se può far smettere questa guerra tremenda,

che sta rovinando tutto quel che ci circonda!

Ha mai pensato di risolvere le trattative in modo civile,

senza togliere vite e case a qualcuno che non vi ha mai fatto niente?

Vostro

Luciole.

E scrisse uguale anche per i capi d'esercito.

Le imbucò e aspettò...

Non ricevette mai una risposta e iniziò a spandere volantini, soldi suoi, a cercare fondi e a fare manifestazioni.

Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e ama la tua famiglia.

Madre Teresa di Calcutta

La pace è un sogno, può diventare realtà.... Ma per costruirla bisogna essere capaci di sognare.

Nelson Mandela

Non c'è via per la pace, la pace è la via.

Thic Nhat Hanh.

3 pensieri su “Storia di un piccolo pacifista

  1. Maria Elena

    Anna, hai una grande sensibilità illuminata da pensieri profondi. Continua ad essere così trasparente e libera , guidata da valori universali. Ti voglio tanto bene. La tua maestra Maria Elena

    Rispondi
    1. Anna

      Grazie!!!
      Tutti ce l'hanno.
      Bisogna solo avere la forza di volontà, per tirarla fuori?
      Baci
      Anna

      Rispondi

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